Radiochirurgia - GAMMA KNIFE

La Gamma Knife (o bisturi gamma) è una sofisticata apparecchiatura che consente di concentrare un fascio di raggi gamma (emessi da 201 sorgenti di cobalto) su una lesione intracranica, riducendo al minimo l’irradiazione del tessuto circostante alla lesione; è al momento attuale la più diffusa e avanzata modalità di radiochirurgia. Si effettua attraverso un sistema di centramento stereotassico basato sull’applicazione di un casco e l’esecuzione di una risonanza magnetica, di una TAC e/o di una angiografia. La procedura non comporta ricovero e non necessita di anestesia generale, tranne in età pediatrica. Le principali indicazioni terapeutiche sono costituite da:

tumori benigni intracranici – quali meningiomi, neurinomi e altro – purchè di dimensioni ridotte (max 25- 27 mm);
metastasi cerebrali, anche multiple, purchè di dimensioni ridotte;
residui chirurgici di tumori benigni o metastasi;
MAV cerebrali, senza o con embolizzazione pre-trattamento (a seconda delle dimensioni delle MAV);
nevralgia trigeminale resistente ai comuni farmaci.

L’efficacia del trattamento radiochirurgico è volume-, dose- e sede-dipendente; la radiazione conduce all’arresto della crescita del tumore (o alla sua riduzione) e alla oblitarazione della MAV in circa 8 casi su 10. In rari casi, si possono avere - anche a distanza di anni – disturbi clinici indotti dalla radiazione e curabili con terapia steroidea (o molto raramente con intervento chirurgico). Il Centro di Verona è all’avanguardia a livello nazionale per il volume della patologia trattata e per la competenza degli operatori.

ERNIE DISCALI

L’ernia discale è una patologia degenerativa molto comune della colonna vertebrale, ed è costituita dalla protrusione del disco intervertebrale nel canale spinale; le sedi più frequenti sono quella lombare (in particolare gli ultimi due metameri lombari) e quella cervicale. La sintomatologia è prevalentemente costituita da dolore nel territorio della radice nervosa compressa dall’ernia; talora si può associare un deficit motorio segmentario. La diagnosi viene posta sulla risonanza magnetica.
La modalità terapeutica d’elezione è il trattamento microchirurgico, qualora la sintomatologia dolorosa persista per varie settimane e/o si associ ad un deficit motorio; negli altri casi è indicata la fisioterapia (ossia la manipolazione dolce del segmento vertebrale interessato). Dopo un intervento per ernia lombare, il rischio di nuova formazione di ernia è compreso tra il 10% e il 20%; la recidiva di ernia può verificarsi a varia distanza dal primo intervento (raramente entro un mese, più spesso dopo anni); in questi casi non è sempre necessario un nuovo intervento. Al contrario, dopo un intervento per ernia cervicale il rischio di recidiva di ernia è quasi insignificante. Il recupero dopo l’intervento – sia per ernie lombari che cervicali – è comunque molto rapido.

STENOSI SPINALI

La stenosi spinale è una patologia degenerativa osservata generalmente dopo i 60 anni di età. Sebbene questa condizione patologica sia in parte congenita (per brevità dei peduncoli vertebrali), nell’età avanzata la progressione dell’artrosi determina un ulteriore restringimento del canale vertebrale; a livello lombare si può associare anche instabilità della colonna in corrispondenza della stenosi. Si deve aggiungere che la stenosi lombare è una patologia di riscontro ormai molto frequente in età avanzata. Nelle stenosi lombari la sintomatologia è costituita da una progressiva limitazione nella marcia (ridotta – nei casi gravi – a poche decine di metri) e/o da dolori agli arti inferiori e alla colonna lombare (spesso in presenza di evidenti alterazioni posturali). La diagnosi viene posta sulla risonanza magnetica e sulla TAC. Il trattamento di scelta è quello chirurgico, e consiste in una laminectomia estesa al segmento vertebrale interessato dalla stenosi; qualora sia presente instabilità della colonna, è indicata anche la fissazione (con viti interpeduncolari) durante la stessa procedura chirurgica. Nelle stenosi cervicali la sintomatologia è generalmente costituita da progressiva debolezza agli arti inferiori, spesso in assenza di dolore radicolare agli arti superiori; questo quadro neurologico prende il nome di “mielopatia cervicale”. Il trattamento di scelta è chirurgico, e consiste generalmente in una laminotomia “open-door” attraverso un’incisione cervicale posteriore, oppure - in altri casi – in un approccio anteriore alla colonna, con inserzione di una “gabbietta” (= cage) nel disco intervertebrale interessato.